Nonni inadeguati coi compiti dei nipoti: poi scoprono di avere un potere che gli insegnanti non hanno

Quando i nonni si trovano a gestire i momenti dei compiti e dello studio con i nipoti, spesso emerge un disagio silenzioso ma profondo. Non si tratta di mancanza d’amore o di impegno, ma di una percezione di inadeguatezza che nasce dal confronto con metodologie didattiche completamente diverse da quelle che hanno conosciuto. Le tavole pitagoriche insegnate oggi non somigliano a quelle di ieri, l’inglese si studia fin dalla primaria, e la tecnologia ha trasformato quaderni e libri in tablet e piattaforme digitali. Eppure, dietro questa apparente distanza generazionale si nasconde un potenziale educativo enorme che aspetta solo di essere riconosciuto e valorizzato.

Il valore nascosto dell’esperienza dei nonni

Diversi studi internazionali mostrano che la relazione con i nonni può essere un importante fattore di benessere psicologico per i bambini e i ragazzi, soprattutto quando il rapporto è stabile e di supporto. In una revisione della letteratura sul coinvolgimento dei nonni è emerso che possono costituire una base di sicurezza aggiuntiva e un fattore di protezione rispetto a difficoltà emotive e comportamentali, in particolare nelle situazioni familiari più stressanti. Inoltre, ricerche sull’attaccamento indicano che molti bambini che hanno un attaccamento insicuro con i genitori mostrano invece un attaccamento sicuro con la nonna, che funge da base sicura alternativa.

Il punto cruciale non sta nel replicare le competenze tecniche degli insegnanti o dei genitori, ma nel portare qualcosa di completamente diverso: la pazienza stratificata negli anni, la capacità di rallentare i ritmi frenetici contemporanei e un approccio relazionale che mette la persona prima della performance. Indagini condotte in Europa mostrano che i bambini tra i 7 e gli 11 anni percepiscono il nonno come figura che comunica affetto, comprende le loro necessità e trasmette esperienze, più che come figura autoritaria.

Il sociologo Peter Uhlenberg, in vari lavori sul ruolo dei nonni nelle società contemporanee, sottolinea che il coinvolgimento dei nonni è più efficace quando complementa quello dei genitori, senza sostituirlo né sovrapporsi ad esso, mantenendo una funzione di supporto e non di secondi genitori. Questa distinzione permette ai nonni di alleggerirsi dalla pressione di fare come mamma e papà e apre spazi per modalità di apprendimento alternative ma coerenti con il progetto educativo familiare.

Trasformare l’indulgenza in strategia educativa

La paura di essere troppo indulgenti è una preoccupazione frequente tra i nonni. La letteratura sugli stili educativi distingue però tra permissività, intesa come assenza di regole, e autorevolezza, caratterizzata da regole chiare in un clima caldo e accogliente. Lo stile autorevole è associato, in molti studi longitudinali, a migliori esiti in termini di autonomia, rendimento scolastico e benessere emotivo nei bambini e negli adolescenti.

Durante i momenti di studio, questo si traduce in azioni concrete. Creare un rituale di inizio che segni il passaggio al tempo dello studio: preparare insieme la merenda da consumare dopo, scegliere la matita preferita, sistemare il tavolo. Concordare un tempo definito con un timer visibile, rendendo il bambino consapevole della durata dell’impegno. Prevedere pause programmate ogni 20-25 minuti per i più piccoli: diversi autori in ambito educativo e neuropsicologico suggeriscono che nei bambini in età della scuola primaria la capacità di attenzione sostenuta su un compito singolo è limitata a periodi relativamente brevi, dopo i quali brevi pause aiutano a mantenere il livello di prestazione e a ridurre l’affaticamento.

Tecniche di motivazione che non richiedono competenze didattiche

L’errore più comune è pensare che motivare allo studio significhi saper spiegare meglio la divisione a due cifre o le regole grammaticali. Le ricerche sulla motivazione scolastica mostrano invece che la motivazione intrinseca nasce da fattori come il senso di competenza, l’autonomia e il rapporto significativo con gli adulti di riferimento, più che dalla sola qualità delle spiegazioni tecniche.

Il potere delle storie personali

I bambini sono naturalmente affascinati dalle narrazioni biografiche. La psicologia dello sviluppo evidenzia che il racconto di storie personali e familiari sostiene la costruzione dell’identità e la resilienza, soprattutto quando comprende sia successi sia difficoltà superate. Raccontare episodi della propria esperienza scolastica, delle fatiche e degli errori, crea un ponte emotivo con lo studio e trasmette l’idea che l’apprendimento è un processo fatto anche di tentativi e ripartenze.

La tecnica del testimone curioso

Invece di aiutare direttamente con le spiegazioni, i nonni possono posizionarsi come ascoltatori autenticamente interessati. “Mi fai vedere cosa stai studiando? Non l’ho mai capito bene” oppure “Prova a spiegarmelo tu, così imparo qualcosa di nuovo”. Questa inversione di ruolo è coerente con i principi della pedagogia attiva e dell’insegnamento attraverso l’insegnare agli altri. Paulo Freire, in Pedagogia degli oppressi, critica il modello della trasmissione unidirezionale del sapere e sottolinea l’importanza di una relazione educativa dialogica, in cui chi apprende diventa soggetto attivo del processo. Studi successivi mostrano che spiegare un contenuto a qualcun altro può consolidare la comprensione e rafforzare la motivazione intrinseca nell’allievo.

L’ancoraggio agli interessi spontanei

I nonni spesso hanno più tempo per osservare cosa cattura genuinamente l’attenzione dei nipoti. La ricerca sull’apprendimento motivato indica che collegare i contenuti scolastici agli interessi personali del bambino aumenta l’engagement e la persistenza sul compito. Questo richiede creatività più che competenza tecnica: se il bambino ama i dinosauri, i problemi di matematica possono essere riformulati con protagonisti preistorici; se è affascinato dalle stelle, la lettura può includere libri o racconti di astronomia, anche oltre i compiti assegnati.

Quando chiedere supporto diventa un insegnamento

Una delle lezioni più preziose che i nonni possono trasmettere è l’ammissione dei propri limiti. La psicologia dell’apprendimento parla di umiltà intellettuale come capacità di riconoscere ciò che non si sa e di cercare attivamente informazioni e aiuto: questa disposizione è associata a migliori esiti di apprendimento permanente. Dire “Questo non lo so, ma possiamo scoprirlo insieme” oppure “Chiamiamo la mamma stasera per chiedere” modella esattamente questo atteggiamento.

Creare una cartellina di comunicazione tra nonni e genitori, con indicazioni semplici sui compiti della settimana e sulle modalità preferite dal bambino, è in linea con le raccomandazioni dei servizi educativi e sociali che promuovono il patto educativo tra tutti gli adulti coinvolti nella cura del minore, riducendo incomprensioni e ansia prestazionale.

Il metodo delle piccole vittorie

La ricercatrice Teresa Amabile ha documentato, in uno studio sul lavoro creativo e la motivazione interna, che la percezione di progresso anche minimo in compiti significativi è uno dei fattori motivazionali più potenti. Pur riferendosi al contesto lavorativo adulto, il principio è coerente con quanto emerso in psicologia dell’educazione: sentirsi in progresso alimenta motivazione e perseveranza.

I nonni possono diventare certificatori ufficiali di questi micro-successi: un quaderno con meno errori di ieri, una pagina letta con maggiore fluidità, un esercizio completato con meno interruzioni. Tenere un diario visivo dei progressi con stelline, timbri o semplici segni su un calendario rende tangibile il miglioramento e costruisce una narrazione positiva dell’esperienza scolastica, utile per contrastare la frustrazione momentanea. Questo tipo di monitoraggio visivo è spesso raccomandato nei programmi di supporto allo studio per bambini in età scolare.

Qual è il tuo superpotere come nonno durante i compiti?
Pazienza infinita e tempi lenti
Raccontare storie che motivano
Merenda strategica al momento giusto
Ascoltare senza giudicare gli errori
Celebrare ogni piccola vittoria

Ripensare il concetto di aiuto efficace

L’aiuto più prezioso che i nonni possono offrire non è solo intellettuale ma emotivo-organizzativo. Studi sull’ambiente domestico e il rendimento scolastico mostrano che un contesto prevedibile, tranquillo e poco distraente facilita l’apprendimento e la concentrazione. Garantire un ambiente sereno, ridurre le distrazioni, essere presenze stabili e rassicuranti nella stanza accanto, preparare una merenda nutriente: questi gesti creano le condizioni perché l’apprendimento avvenga, anche quando i nonni non padroneggiano pienamente i contenuti scolastici.

Dati nazionali confermano quanto i nonni siano oggi figure educative centrali. Ricerche italiane basate sullo studio europeo SHARE indicano che in Italia circa un terzo dei nonni si prende cura dei nipoti in modo regolare o quasi quotidiano, una percentuale tra le più alte in Europa. Documenti di sintesi sul ruolo dei nonni in Italia riportano che questa presenza è ormai strutturale nel sistema di cura informale dei minori.

Questa presenza massiccia non andrebbe vissuta come una continua prova di adeguatezza rispetto ai genitori o alla scuola, ma riconosciuta per quello che è: una risorsa intergenerazionale, capace di offrire ai bambini tempi, affetti e prospettive diverse da quelle che la vita quotidiana dei genitori consente. Il modo in cui state accanto ai nipoti durante lo studio non è obsoleto: è semplicemente diverso, e proprio per questo, complementare e prezioso.

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