I nonni che fanno questa cosa spingono i nipoti insicuri ancora più in basso: la scoperta che cambia tutto

Osservare un nipote giovane adulto che si trattiene dal realizzare il proprio potenziale può essere straziante per un nonno. Quella sensazione di impotenza di fronte a un ragazzo o una ragazza che possiede talenti evidenti ma continua a sminuirsi, a rimandare scelte cruciali per la propria vita, a nascondersi dietro un’autopercezione distorta della propria persona. Eppure, proprio la figura dei nonni può rappresentare una risorsa fondamentale in questo delicato passaggio esistenziale, offrendo una prospettiva unica che né i genitori né i coetanei riescono a fornire.

Il peso invisibile della bassa autostima nei giovani adulti

La mancanza di fiducia in se stessi tra i 18 e i 30 anni è diventata una problematica sempre più diffusa. Secondo l’indagine ISTAT “Aspetti della vita quotidiana”, il 38,5% dei giovani italiani tra 18 e 34 anni riporta livelli di benessere psicologico basso, con insicurezza e difficoltà decisionali come fattori chiave. Non si tratta semplicemente di timidezza o introversione: parliamo di giovani che sabotano attivamente le proprie opportunità, che rifiutano proposte lavorative per cui sono qualificati, che rimandano scelte sentimentali o di studio per paura del fallimento.

Questo fenomeno ha radici complesse. La società contemporanea impone standard di successo irrealistici attraverso i social media, creando un confronto costante con vite apparentemente perfette. Studi recenti hanno correlato l’uso intensivo dei social network con un calo significativo dell’autostima, particolarmente tra i giovani adulti esposti quotidianamente a contenuti che mostrano versioni idealizzate della realtà. La precarietà economica e lavorativa alimenta l’incertezza, mentre le dinamiche familiari iperprotettive o eccessivamente esigenti possono aver minato le fondamenta della sicurezza personale durante l’infanzia e l’adolescenza.

Perché i nonni hanno una carta vincente da giocare

I nonni occupano una posizione privilegiata nel sistema familiare: sufficientemente vicini per conoscere profondamente il nipote, ma abbastanza distanti dalle dinamiche quotidiane genitori-figli che spesso sono cariche di aspettative, tensioni e proiezioni. Questa distanza emotiva ottimale permette ai nonni di offrire uno spazio relazionale diverso, meno giudicante e più accogliente.

La psicologia dello sviluppo riconosce il ruolo dei nonni come “porto sicuro alternativo”, figure che possono validare l’identità del giovane adulto senza la pressione delle responsabilità genitoriali dirette. Un nonno può dire cose che un genitore non può permettersi, può sdrammatizzare dove un padre si irrigidirebbe, può raccontare storie familiari che ridimensionano la paura del fallimento.

Strategie concrete per supportare un nipote insicuro

Raccontare i propri fallimenti autentici rappresenta uno strumento potentissimo. Non le storie edificanti dove tutto si risolve perfettamente, ma episodi reali in cui avete sbagliato, avuto paura, rimandato decisioni importanti. I giovani adulti cresciuti nell’epoca della perfezione digitale hanno disperatamente bisogno di sapere che l’imperfezione è umana e tollerabile. Raccontate quel lavoro rifiutato per insicurezza che in realtà era un’opportunità, quella relazione evitata per paura, quell’idea mai realizzata. E soprattutto, raccontate come avete convissuto con questi rimpianti senza che vi definissero completamente.

Rispecchiare le competenze osservate senza cadere nella retorica motivazionale vuota funziona molto meglio. Invece di dire “sei bravissimo, ce la puoi fare”, provate con osservazioni specifiche: “Ho notato come hai risolto quel problema tecnico al computer l’altra settimana, la tua capacità di analisi è notevole”. La specificità rende il complimento credibile e difficilmente confutabile, a differenza delle affermazioni generiche che chi ha bassa autostima tende a respingere automaticamente.

Proporre micro-decisioni condivise può essere un allenamento prezioso. Coinvolgete vostro nipote in scelte concrete ma a basso rischio emotivo: “Secondo te, quale itinerario dovremmo scegliere per la gita del prossimo mese?” oppure “Ho bisogno del tuo parere su questo acquisto”. Questo approccio trasmette due messaggi potenti: le vostre opinioni hanno valore per me, e decidere è un’abilità che si allena progressivamente, non un talento innato.

Quello che non funziona e che probabilmente state già facendo

Evitate le rassicurazioni generiche e ripetitive. Frasi come “non ti preoccupare” o “vedrai che andrà tutto bene” vengono percepite come minimizzazioni del disagio reale che il giovane sta vivendo. Similmente, i confronti con altri coetanei che “ce l’hanno fatta” generano l’effetto opposto, aumentando la sensazione di inadeguatezza invece di motivare al cambiamento.

Non cercate di risolvere i loro problemi o di spingere attivamente verso decisioni specifiche. Il rischio è duplice: da un lato confermate implicitamente la loro incapacità di gestire autonomamente la situazione, dall’altro vi assumete una responsabilità che, in caso di esito negativo, danneggerebbe ulteriormente la loro già fragile autoefficacia.

Quando il problema richiede un supporto professionale

Esistono segnali che indicano quando l’insicurezza ha superato la soglia del disagio gestibile in ambito familiare. Se vostro nipote presenta isolamento sociale progressivo, evitamento di qualsiasi situazione nuova, sintomi ansiosi invalidanti o pensieri autosvalutanti pervasivi, il supporto psicologico diventa necessario. L’intervento precoce nei disturbi d’ansia e nelle problematiche legate all’autostima aumenta significativamente l’efficacia del trattamento.

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Il vostro ruolo, in questo caso, può essere quello di normalizzare il ricorso all’aiuto professionale. Condividere, se fa parte della vostra esperienza, momenti in cui avete cercato supporto esterno per difficoltà personali può abbattere lo stigma che ancora circonda la psicoterapia, specialmente tra i giovani uomini.

Costruire una presenza costante, non invasiva

La continuità relazionale vale più di grandi gesti sporadici. Messaggi brevi ma regolari, telefonate senza secondi fini, disponibilità espressa senza pressione: “Sono qui se hai voglia di parlare, anche di cose che non c’entrano nulla con i tuoi problemi”. Questa presenza discreta comunica un messaggio potente: meriti attenzione indipendentemente dalle tue prestazioni o dai tuoi successi.

I nipoti che percepiscono di avere una base sicura nelle figure dei nonni mostrano maggiore resilienza nelle transizioni verso l’età adulta. Il supporto intergenerazionale dei nonni contribuisce positivamente allo sviluppo dell’autonomia e della sicurezza personale nei giovani adulti. Non sottovalutate l’impatto del vostro esserci, anche quando sembra che le vostre parole non raggiungano il bersaglio. I semi piantati attraverso conversazioni apparentemente inconcludenti germogliano spesso nei momenti meno prevedibili, quando il giovane adulto si trova ad affrontare un bivio e recupera dalla memoria le vostre parole, il vostro esempio, la vostra fiducia incrollabile nelle sue possibilità.

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