Esageri i fatti in una denuncia contro il tuo ex per vendetta: la legge ti condanna fino a 6 anni per calunnia

Quando ci si trova nel mezzo di un conflitto, che sia con il partner, un vicino o un collega, la tentazione di rendere più convincente una denuncia penale aggiungendo qualche dettaglio può sembrare innocua. Eppure, quello che potrebbe apparire come un semplice “arrotondamento” della verità rischia di trasformarsi in un boomerang legale dalle conseguenze devastanti. Non parliamo solo di questioni morali, ma di veri e propri rischi penali che potrebbero ribaltare completamente la situazione, trasformando chi denuncia da presunta vittima in imputato per calunnia.

Il Codice Penale italiano, all’articolo 368, punisce con la reclusione da due a sei anni chi accusa falsamente qualcuno di un reato, sapendo che questa persona è innocente. Questo significa che gonfiare i fatti, inventare circostanze mai avvenute o esagerare deliberatamente la portata di un comportamento può costare anni di carcere. Un prezzo altissimo da pagare per un momento di rabbia o per la voglia di vendetta verso qualcuno che ci ha fatto un torto.

Le dinamiche familiari e i litigi di coppia: quando la rabbia detta legge

Prendiamo il caso più comune: una coppia in crisi dove le tensioni si accumulano giorno dopo giorno. Durante un litigio particolarmente acceso, volano parole pesanti e uno dei due decide di tutelare i propri diritti sporgendo denuncia. Fin qui nulla di illegale, anzi: se ci sono stati comportamenti illeciti è sacrosanto rivolgersi alle autorità. Il problema nasce nel momento in cui, spinti dalla foga emotiva o dall’intento di rafforzare la propria posizione, si iniziano ad aggiungere particolari che non corrispondono alla realtà.

Un esempio concreto potrebbe essere quello di trasformare un litigio verbale, per quanto violento nelle parole, in un episodio con gesti minacciosi mai realmente avvenuti. Oppure gonfiare un messaggio insistente trasformandolo in una vera e propria persecuzione sistematica. Sono proprio questi “aggiustamenti” alla verità che possono far scattare l’accusa di calunnia, con tutte le conseguenze penali del caso.

Come il sistema giudiziario scopre le bugie nelle denunce

Molti pensano che basti raccontare una versione dei fatti per essere automaticamente creduti, ma la realtà è ben diversa. Le indagini moderne utilizzano strumenti sofisticati per ricostruire la verità: testimoni da interrogare, messaggi e conversazioni da analizzare, registrazioni di telecamere di sicurezza da visionare, riscontri oggettivi da verificare. Gli inquirenti sono professionisti abituati a incrociare le dichiarazioni con le prove concrete, e le contraddizioni emergono quasi sempre.

Quando la vostra ricostruzione dei fatti non trova corrispondenza nelle prove raccolte, quando i testimoni forniscono versioni completamente diverse, quando i dati oggettivi smentiscono quanto dichiarato, ecco che l’accusa originaria si trasforma in un’arma a doppio taglio. A quel punto, la persona che pensavate di incastrare diventa il minore dei vostri problemi, perché sarete voi a dover rispondere di calunnia davanti a un giudice.

Hai mai esagerato i fatti in una denuncia o testimonianza?
Sì e me ne pento
Sì ma era necessario
No mai per principio
Ci ho pensato ma non l'ho fatto
Non ho mai denunciato nessuno

Perché dire la verità protegge anche chi denuncia

Esagerare una denuncia non solo espone al rischio concreto di una condanna penale, ma compromette irrimediabilmente la credibilità dell’intera versione dei fatti. Se emerge che avete mentito anche su un solo particolare, viene automaticamente messa in discussione l’attendibilità di tutto il resto. Questo danneggia anche le eventuali ragioni legittime che potreste avere, rendendo più difficile ottenere giustizia per quanto realmente accaduto.

La tentazione di gonfiare i fatti nasce spesso dalla paura di non essere creduti raccontando solo la verità, dalla rabbia che spinge a voler punire l’altra persona nel modo più severo possibile, o dalla convinzione che tanto nessuno scoprirà mai la bugia. Ma il sistema giudiziario, per quanto imperfetto, dispone di strumenti efficaci per distinguere il vero dal falso, e le conseguenze per chi mente sono estremamente severe proprio per tutelare gli innocenti e preservare l’integrità della giustizia.

La strada giusta quando ci si trova in conflitto

Se vi trovate coinvolti in una situazione conflittuale e state valutando di sporgere denuncia, esiste un unico consiglio davvero valido: raccontate la verità, tutta la verità, senza aggiungere nulla. Non inventate circostanze mai avvenute, non esagerate la portata dei fatti reali, non modificate i dettagli pensando di renderli più convincenti. Se quello che è realmente accaduto costituisce reato, la giustizia farà il suo corso sulla base dei fatti oggettivi.

Se invece la situazione che avete vissuto, per quanto spiacevole, non configura un illecito penale, esistono altre strade percorribili: la mediazione, il supporto di professionisti specializzati, o nei casi di conflitti familiari, percorsi di terapia di coppia. Usare la denuncia come strumento di vendetta o per ottenere un vantaggio gonfiando la realtà è un errore che può costare carissimo, con conseguenze che si ripercuotono per anni sulla vostra vita.

La responsabilità nell’uso degli strumenti di giustizia è fondamentale. Prima di firmare una denuncia, prendetevi un momento per riflettere con lucidità: state raccontando esattamente quello che è successo? Quella firma potrebbe determinare non solo il futuro di chi accusate, ma soprattutto il vostro, trasformando una legittima richiesta di tutela in un’accusa di calunnia dalle conseguenze penali devastanti.

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